Uno dei tumori più studiati, riguardo all’attività fisica, è il cancro colo-rettale. Esistono più di 50 studi scientifici che hanno esaminato quest’associazione. Molti di questi hanno riscontrato che gli adulti che aumentano la loro attività fisica, sia in intensità, durata, o frequenza, possono ridurre il rischio di cancro del colon del 30/ 40% rispetto agli individui sedentari, indipendentemente dal loro indice di massa corporea (IMC). Inoltre si è notata la maggiore riduzione del rischio nei soggetti più attivi (Lee et al. 2003).
L’effetto protettivo appare inoltre maggiore in chi svolge attività a elevata intensità, anche se i livelli e la durata di esercizio ottimale non sono stati definiti con precisione. Secondo alcuni studi sarebbero necessari dai 30 ai 60 minuti di moderata-intensa attività fisica giornalieri per avere un effetto protettivo contro il cancro al colon (Lee et al. 2006, McTiernan et al. 2006).
Non è ancora chiaro se l’attività fisica abbia un effetto protettivo sul cancro del retto, sugli adenomi o sulla recidiva di polipi intestinali (CDC 2008).
L’attività fisica potrebbe influenzare lo sviluppo del cancro del colon agendo sul bilancio energetico, sul metabolismo ormonale, sulla regolazione insulinica, riducendo il tempo di esposizione del colon a potenziali agenti cancerogeni mediante un aumento di velocità della peristalsi intestinale. L’attività fisica può inoltre modificare una serie di fattori infiammatori e immunitari che sono coinvolti nella genesi del cancro al colon (McTiernan et al. 1999).
La relazione tra cancro al seno e attività fisica è stata ampiamente documenta da numerosi studi scientifici pubblicati in tutto il mondo. Essi indicano, nella maggior parte dei casi, come le donne attive abbiano un minor rischio di sviluppare il cancro al seno rispetto a quelle sedentarie. Tuttavia, i dati sulle percentuali di riduzione del rischio variano notevolmente, dal 20 all’80%, a seconda degli studi (Lee et al. 2006, McTiernan et al. 2006).
Le evidenze suggeriscono una riduzione del rischio di cancro al seno sia in premenopausa sia in post-menopausa (Lee et al. 2006), anche se l’attività fisica moderata e intensa durante l’adolescenza sembra essere particolarmente efficace. Le donne che aumentano l’attività fisica dopo la menopausa possono sperimentare una riduzione del rischio, anche se è meglio praticare attività fisica nel corso dell’intera esistenza.
L’effetto dell’attività fisica potrebbe essere differente al variare dei valori dell’IMC: il maggior beneficio si avrebbe nelle donne di peso normale (IMC inferiore ai 25 kg/m2). Il rischio di cancro al seno sarebbe inversamente correlato con l’aumento della frequenza e durata dell’esercizio fisico. Sono sufficienti dai 30 ai 60 minuti al giorno di esercizio a moderata-elevata intensità per ridurre il rischio di cancro al seno (IARC 2002, Lee et al. 2006). L’attività fisica può prevenire lo sviluppo del tumore abbassando i livelli di insulina e insulin-like growth factor 1 (IGF-1), migliorando la risposta immunitaria e contribuendo al mantenimento di un adeguato peso corporeo (McTiernan et al. 2006), in particolare nelle donne in premenopausa.
Numerosi studi hanno esaminato anche il rapporto tra rischio di cancro dell’endometrio e attività fisica, focalizzandosi sui benefici di quest’ultima. La letteratura scientifica suggerisce che le donne fisicamente attive hanno un rischio ridotto di cancro endometriale che varia dal 20 al 40% (Lee et al. 2006), tanto più grande quanto più i livelli di attività fisica sono elevati. Tale rischio non sembra variare in base all’età (IARC 2002).
I cambiamenti nell’IMC, le variazioni dei livelli di ormoni sessuali (ad esempio gli estrogeni) e del loro metabolismo sembrano essere i principali meccanismi biologici che mettano in relazione attività fisica e cancro dell’endometrio. Tuttavia, occorre ricordare che l’utilizzo di ormoni dopo la menopausa può aumentare il rischio di cancro endometriale.
L’impatto dell’attività fisica sul rischio di cancro al polmone è stato oggetto di numerose ricerche che suggeriscono vi sia un’associazione inversa tra attività fisica e rischio di tumore: negli individui più attivi si è documentata una riduzione del 20 % del rischio (IARC 2002, Lee et al. 2006). Elevati livelli di attività fisica avrebbero un effetto protettivo contro il cancro, ma nella stima dell’entità del potenziale beneficio, l’esercizio fisico non è in grado di controbilanciare gli effetti del fumo o delle malattie respiratorie (Lee et al. 2006, Tardon et al. 2005). Il rapporto tra attività fisica e rischio di cancro al polmone è meno evidente sulle donne di quanto lo sia sugli uomini (McTiernan et al. 2003).
I risultati della ricerca sono meno consistenti circa l’effetto di attività fisica sul cancro della prostata, nel complesso, infatti, vi sono oltre 40 ricerche pubblicate che però non sembrano confermare una relazione tra questi due aspetti (IARC 2002, McTiernan et al. 2006).
E’ certamente possibile che gli uomini fisicamente attivi sperimentino una riduzione del rischio di cancro alla prostata, ma i potenziali meccanismi biologici che possano spiegare quest’associazione sono sconosciuti (McTiernan et al. 2006).